Pagina:Panzini - Il bacio di Lesbia.djvu/146

Da Wikisource.
144 alfredo panzini


mirare lo spirito e la fantasia dei Greci, quando l’areopago di Atene prosciolse Frine da ogni accusa di empietà. Il suo avvocato Iperide la difese con un sol gesto: strappò a Frine il manto che la copriva e la rivelò tutta nuda a quei giudici. Un bagliore di bianchezza si diffuse; un divino sorriso balenò e la bellissima etera andò libera. Frine era di tale bianchezza che era sopranominata la Paliida, di tale perfezione che poteva sostenere la terribile prova del nudo.

È facile pensare quello che avrebbe fatto Cicerone, che poi era un artista, se avesse potuto colpire Clodia nella bellezza, e dimostrare: «Vedete, o giudici, Clodia come è brutta!», o almeno: «Vedete come è stupida!»

Questo era impossibile, anche perché Cicerone non riusciva, nemmeno come avvocato, a falsare interamente la verità. Si provò a deformarla: ma il ritratto della formazione gli sorti, mal suo grado, l’opposto.

E allora rivolse tutta la sua arte nel creare per Clodia una magnifica toletta di orrore morale, e per raggiungere maggiormente l’effetto, fece un gruppo statuario: il fratello e la sorella: Clodio e Clodia.

Questo Celio però non era persona da destar simpatia : avrebbe, o lui di persona o qua-