Pagina:Panzini - Il bacio di Lesbia.djvu/202

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pudica, né potrei cessare di amarti se tu fossi più infame di quello che sei».

— Questo non è vero niente, — mormorava lei.

Un bigliettino terminava cosi: «Non cesserò d’amarti anche se tu facessi ogni brutta cosa », e un altro biglietto diceva: «Come è possibile, Lesbia, che io ti maledica, che mi sei più cara di tutti e due i miei occhi? Non lo potei per il passato, né lo potrei per il presente, cosi pazzamente ti amo. Però tu con quel vigliacco di Toppone ne fai di brutte cose!».

— Che infame!

Un altro codicillo diceva: «Lesbia parla, sparla sempre di me. Io morirei se lei non mi amasse. Come lo capisci? Da me stesso. Io la maledico sempre. E il giorno che io non l’amerò, quel giorno io morirò».

E ancora: «Tu, o dolcezza mia, mi proponi questo delizioso amore: non ci staccheremo mai l’un dall’altro. O Dei del cielo, fate che lei sia sincera, che prometta il vero! Io e lei condurremo tutta la vita sotto un patto santo di eterna amicizia».

Era questo il biglietto che lei cercava, e glielo voleva far vedere a proposito di Attis. E poi le viene in mano quella poesia:

Settimillo tiene fra le sue braccia Acmena..