Pagina:Panzini - Il bacio di Lesbia.djvu/34

Da Wikisource.
32 alfredo panzini

di travertino e marmo apuano. Voi volete bronzo!

— In poesia, o Divino!

— Andate andate, ché siete un bel fintone: vanitoso anche voi per la vostra parte. — E continuò: — Mi accusate anche di sperpero del danaro pubblico: «sedicimila libbre d’oro, gemme e perle per un milione e mezzo di sesterzii offerti a Giove capitolino. Le ville, le moli regali lascieranno poco spazio all’aratro; il platano sterile abbatterà gli olmi, mariti delle viti; i giardini odorosi faranno scomparire gli oliveti. E perciò Roma, diventata immensa, precipita per la stessa sua mole». Queste cose le avete scritte proprio voi, e mi dispiace. Caro Orazio! Guai se Roma perde il senso della sua eternità! Non ripetete più quel Roma ruit? — , E Augusto continuò: — Quando voi avete fatto il ritratto del vecchio brontolone, siete riuscito benissimo: avete copiato voi stesso. Basta, caro, con la saliera paterna, con le casette basse. Per poco non mi fate l’elogio degli Sciti e dei Geti che vivono errabondi come gli zingari nelle carovane. Voi siete di Venosa e io sono di Frascati: ma presentemente siete romano; avete anche voi una posizione ufficiale. Ora voi eccedete in questa vostra predilezione per il genere umile. State quasi per creare un luogo comune: l’aurea me-