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sue riserve, in modo che più offensivo non si può. Ecco quello che dice di una dama: «Si, essa è bella per molti, è bella anche per me: bianca, dritta, di buona statura. Ammetto queste qualità particolari. Non sono però d’accordo nel totale. Non è venusta».

Ma se è cosi, cade tutto.

Ma c’è di peggio! Pare che le matrone romane fossero pregiate per ricchezza di carni. Ma né carnarie e molto meno pinguarie piacevano le donne a Catullo perché dice di quella bella dama: «In un cosi gran pezzo di carne non c’è un briciolo di pepe e di sale. Lesbia, invece, ruba a tutte le donne tutte le Veneri».

Questa preferenza che Catullo dimostra per le donne di sottile stilizzazione è evidente impronta di quella dama, che unica, aveva in mente.

Ora Catullo si permette di assalire la graziosa amica di un personaggio assai in vista, amico intimo di Cesare, il cavalier Mamurra di Formia, che poi sali ai più alti gradi, e diventò generale del genio militare nelle imprese di Cesare in Francia. Stando a quello che ne scrive quella lingua di Catullo, senza rispetti nemmeno per le autorità, il cavalier Mamurra, per la larga vita che conduceva, da prima era fallito, e poi aveva rifatto il suo patrimonio. Egli aveva elevato per quella sua