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menti? Uscì mai voce dalle tombe? Il pane dell’anima, l’anima che vola al cielo come colomba lieve, la avete voi veduta altrove che nelle fantasie dei poeti? L’issopo che fa bianco lo scorpione umano lo avete veduto voi? Le acque lustrali che detergono le pustole all’umano rospo, le conoscete voi?

Follìe, fole, fantasmi!

L’uomo sospinge l’uomo, e il moto è rapido come vertigine.

Noi non abbiamo nome. E il re dei bolcevichi abolì ai nati il nome e vi appose un numero.

Non è vero? Se non è vero, è però degno di essere vero.

Follìa l’uguaglianza? Ma quale privilegio hai tu che ti distingua? Ti sei lavato nelle acque lustrali? ti sei profumato di issopo? hai tu mangiato il pane dell’anima? No! E per un po’ più di miserabile astuzia che tu possiedi, per un po’ più di vile solerzia, per un po’ di vanagloria, per un po’ di feroce acume che è in te, domandi tu il privilegio?

Tutti numeri! Tutti formano il gran «mammut» del conglomerato umano.

Solamente quelli che hanno raggiunta la