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che ammirava l’arte con cui Carmè faceva saltare la padella; e nel secondo caso pensava a quel cocco mio seguito dallo stroncamento delle vertebre; e pensava altresì come una scuola che insegnasse a non spargere immondizie, sarebbe stata una gran scuola.

Ma Pasquà grugnì: — Nun dite fesserie, pecchè voi guardate ’i femmine e nun’a mozzarella.

*

Pasquà si moveva soltanto all’ora di servire a tavola. Ma non portava lui le vivande. Era soltanto quello che i latini chiamavano pincerna: cioè il coppiere. Portava e sturava le bottiglie, e allora soltanto aveva un po’ di gaiezza.

— Quando — diceva girando con le dita contro la guancia, a modo di un cavatappi — avete bevuto questo rosolio, voi siete in paradiso.

Era anche un po’ prepotente Pasquà. Diceva: — Voi volete sapere in cucina che ce sta. Non ci pensate. Mo v’arrangio io. — E portava quello che voleva lui, e diceva: —