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98 | il romanzo della guerra |
colo. «E, dice lei che vengano fin qui a bombardare?» mi domanda.
«Ma è un fatto che non si può sapere il numero dei morti».
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Forse Giacomo Leopardi ha ragione quando cominciò il terribile inno ad Arimane, re vero del mondo, creatore degli uomini. Ma non lo terminò.
Tutto è vano: anche l’inno del poeta. Penso anche alla sublime canzone della Ginestra.
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Non ho osato mai in questi giorni fermare alcuna nota sulla carta, temendo ogni mattina, all’aprir del giornale, un disinganno. Ma è oramai un fatto che nel campo di battaglia, da Parigi a Verdun, i Francesi da sei giorni ributtano il nemico. Orlando e la Pulcella ne posson gioire. No, i Francesi non vinceranno, ma i Germanici forse dovranno correggere il loro giudizio su la «imputridita» razza latina. Intanto ammettono che i Francesi non furono mai vili.
13 Settembre.
Come è trasformata la Francia! Deroulède, che pareva un maniaco, un superstite di altre età, è morto ieri; e rivive in ogni francese. La canzonetta del De