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— Permette — domandai allora — che lo mettiamo in opera?

Mi porse la mano. Io provai le dita e infilai l’anello nell’indice: rabbrividii per la seconda volta. Appressandomi, sentii il calore profumato di carne del suo alito.

Si contemplò la mano un po’ meditabonda.

— Ne aveva uno così anche mamà, con uno smeraldo anche più cupo. Ma io non ci tengo più ai gioielli.

— Nemmeno io, contessina, benchè oggi l’investimento del capitale in preziosi sia molto indicato. Sarebbe come una lirica del capitale! Ma le confesso che tengo di più assai alla mia modesta palazzina in Milano, al mio modesto appartamento.

E io le parlai allora della mia palazzina in Milano, mia proprietà; del mio appartamento in istile Louis Kenz, ma con tutto il comfort moderno. — Tutto, tutto, c’è tutto, ma manca solamente una cosa....

Ella mi ascoltava pensosa.

Mi attendevo questa deliziosa domanda: “Che cosa le manca, caro Sconer?„.

E invece venne fuori quest’altra domanda:

— Sapete quello che accade a Cioccolani?