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XXXII.


IL DISASTRO.


Al diavolo! Io lo aveva dimenticato, ed ecco, anche in mezzo alla gioia del simposio, l’ombra di Cioccolani.

— Ammalato?

— Peggio. Una cosa indegna! Voi ricordate certamente, Sconer, l’Attileide di Cioccolani....

Io ero atterrito.

Anche allora, Cioccolani e l’Attileide, Attileide e Cioccolani.

— Ebbene, signora, che cosa è accaduto all’Attileide, cioè a Cioccolani?

— Questo grande dramma — disse la contessina — era destinato all’aperto; ricordate, è vero?

— Perfettamente: le turbe, gli Unni, l’organo.

— Si pensava al teatro d’Albano sui colli laziali: ma il teatro d’Albano sventuratamente non esiste ancora. Allora abbiamo pensato ad un grande teatro di Roma, e ci siamo messi in corrispondenza con Roma. Ma Roma non ha risposto.