Pagina:Panzini - La Madonna di Mamà.djvu/153

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— Piuttosto io direi — corresse con mansuetudine il marchese cercando conigli occhi^l’approvazione Mi^Aquilino — che nei tempi nostri si è perduto la conoscenza della parola gentiluomo vero.

— Una parola medievale — disse la marchesa. Ed Aquilino meravigliò vedendo che il marchese non rispose.

Ma poi gli entrò un gran triste pensiero, come una lacerazione nel cuore: «Oh, povero conte Cosimo, chi sa quanto doveva aver pregato quella prepotente signora per fare accettare lui, povero meschino sconosciuto figlio, come precettore! E tu non mi hai fatto capir niente!» Quanto avrebbe pagato per essergli per un momento vicino e, sì, proprio, baciargli la mano sua nobile.

Era venuta la buona stagione oramai, ma Aquilino aveva come il presentimento di un temporale sospeso nell’aria.

I serviti, a tavola, correvano anche con maggior fretta, e sùbito s’allungava lo spazzolone lieve a sgombrare le briciole; e la tavola veniva abbandonata, anche più in fretta, come un luogo di abominazione.