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104 i trionfi di eva


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Il tempo passava dolcemente per Nadina, in quel dolce salire al vertice dei venti anni, senza impazienza, senza risvegli, senza passione.

— Che cosa ne farò, signora, di questa mia figliuola, adesso che ha il diploma? — domandò un giorno la madre alla Direttrice della scuola, che era una savia signora — la maestrina? la commessa di negozio? o la farò andare avanti negli studi?

— La commessa intanto no, cara signora; troppi pericoli, troppe tentazioni, e poi una vita falsa per la donna. La maestra in campagna? Ma chi è abituata in città mal vi si adatta. Ecco, tenti i concorsi del Comune e intanto la faccia studiare. So che ha molta disposizione per il disegno. Segua l’inclinazione, la mandi all’Accademia: dopo potrà aspirare ad un posto più conveniente; e poi creda, la sua signorina troverà di meglio prima ancora di avere il diploma. Così consigliò la buona Direttrice.

Nadina esultò dalla gioia quando seppe la decisione materna. Studiar pittura! Era il suo sogno segreto, la sua cara ambizione.

Per quattro anni visse felice all’Accademia,