Pagina:Panzini - Viaggio di un povero letterato.djvu/241

Da Wikisource.

xxi. - L’alloro ed il cipresso 225

carrozza passò, disse nella sua indifferente pietà: Ve’ un nid ad farlott! «Vedi un nido di verle!» Poi venno l’inverno: e la madre faceva in silènzio i pìccoli àbiti di lana coi grossi ferri: ma non li potè terminare perchè infermò e morì: poi, poi cominciàrono a infermare e morire i figli, poi fu venduta la casa, poi fu dispersa la famìglia. E anche queste infermità, susseguite da morte, non pàrvero cosa naturale, essendo gente ben conformata e sana.

E allora?

E allora nei tempi in cui si credeva agli Dei, si sarebbe potuto imaginare che un qualche Iddio, Dio Pan, Dio Apòlline, adottasse per suo figliuolo quell’òrfano. «Noi ne faremo un poeta, un poeta di gran sentimento.» La cosa è strana, perchè i poeti di gran sentimento non sono molto frequenti fra noi, così che avremmo un poeta assai originale; e il Pàscoli, il quale per sua naturale disposizione era da giòvane disposto al lepore piuttosto, e all’amàbile e bonària allegria, fu così come al Dio piacque.

Egli cantò nel suo silènzio, fatto di umiltà, un pìccolo idìllico canto, ma senza uòmini, e senza amore, il generatore

A. Panzini. 15