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Pagina:Paolina Leopardi Lettere.djvu/106

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E se ti ho da dire la verità, con la cima della mente (se si può usare tale espressione) io pensava di te le più strane cose, ma solo con la cima, chè il mio cuore abiurava immantinente questi pensieri come indegni affatto di una creatura si cara come sei. Mi rallegro con te che hai finito di penare con una compagnia così pertinacemente incomoda e cattiva. Io spero e desidero vivamente che debba trovarti più lieta con questa nuova. Già immagino che il contralto sia tuo amico, poichè ha un nome che assomiglia al tuo. Dagli un bacio per me, e digli che non farò con lui pace sin che non mi scriva da Ascoli.

Se hai saputo a Firenze qualche cosa di Giacomo, dimmi tutto. Io credo che il vero motivo della partenza di lui da Firenze non si sappia nemmeno colà. Se Brighenti non lo sa, io lo confiderò a te ed alla famiglia tua con gran segretezza, stimando che voi altri, o care anime, facciate parte della mia. Giacomo è fuggito da Firenze per allontanarsi da una persona che amava assai e per la quale ha molto sofferto. Chi sia questa noi nol sappiamo, ma un lontano indizio, o piuttosto nessun indizio, ma il trasporto d’indovinare, ci fa supporre che sia la giovane vedova Bonaparte1. Con gran mistero e senza nominare alcuno mio fratello ci ha detto una parola di questo affare, dicendo che i suoi amici di Firenze non sanno che pensare di tale assenza, e che conta di ritornarvi forse a Febbraio. Parte perch’egli



  1. V. le mie Note Leopardiane. Parma, Battei - 1886.