Pagina:Parini, Giuseppe – Poesie, Vol. I, 1929 – BEIC 1889888.djvu/108

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miseri casi espor soglia il notturno
orror le dame, tu non esser lento,
signore, a chieder de la tua novelle.
Mentre che il fido inessaggier si attende,
460magnanimo signor, tu non starai
ozioso però. Nel dolce campo
pur in questo momento il buon cultore
suda, e incallisce al vomere la mano,
lieto che i suoi sudor ti fruttili poi
465dorati cocchi e peregrine mense.
Ora per te l’industre artier sta fiso
allo scarpello, all’asce, al subbio, all’ago;
ed ora a tuo favor contende o veglia
il ministro di Temi. Ecco, te pure
470te la toilette attende: ivi i bei pregi
de la natura accrescerai con l’arte;
ond’oggi, uscendo, del beante aspetto
beneficar potrai le genti, e grato
ricompensar di sue fatiche il mondo.
475Ma giá tre volte e quattro il mio signore
velocemente il gabinetto scórse
col crin disciolto e su gli omeri sparso,
quale a Cuma solea l’orribil maga,
quando, agitata dal possente nume,
480vaticinar s’udia. Cosi dal capo
evaporar lasciò degli oli sparsi
il nocivo fermento e de le polvi
che roder gli potrien la molle cute,
o d’atroce emicrania a lui le tempia
485trafigger anco. Or egli, avvolto in lino
candido, siede. Avanti a lui lo specchio
altero sembra di raccór nel seno
l’imagin diva: e stassi agli occhi suoi
severo esplorator de la tua mano,
490o di bel crin volubile architetto.
Mille d’intorno a lui volano odori,