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i - il mattino 173


565e d’ogni lato astanti e sacerdoti
pallidi all’urto e all’impeto involarse
del feroce animai, che pria si queto
giá di fior cinto, e sotto a la man sacra
umiliava le dorate corna.
570Tu non pertanto coraggioso e forte
dura, e ti serba a la miglior fortuna.
Quasi foco di paglia è foco d’ira
in nobil petto. Il tuo signor vedrai
mansuefatto a te chieder perdono,
575e sollevarti oltr’ogni altro mortale
con preghi e scuse a niun altro concesse;
tal che securo sacerdote a lui
immolerai lui stesso, e pria d’ognaltro
larga otterrai del tuo lavor mercede.
     580Or, signore, a te riedo. Ah non sia colpa
dinanzi a te, s’io travviai col verso
breve parlando ad un mortai cui degni
tu degli arcani tuoi. Sai che a sua voglia
questi ogni di volge e governa i capi
585de’ semidei piú chiari: e le matrone,
che da i sublimi cocchi alto disdegnano
chinar lo sguardo a la pedestre turba,
non disdegnan sovente entrar con lui
in festevoli motti, allor ch’esposti
590a la sua man sono i ridenti avori
del bel collo e del crin l’aureo volume.
Però m’odi benigno, or ch’io t’apprendo
l’ore a passar piú graziose, intanto
che il pettin creator doni a le chiome
595leggiadra o almen non piú veduta forma.
     Breve libro elegante a te dinanzi
tra gli arnesi vedrai, che l’arte aduna
per disputare a la natura il vanto
del renderti si caro a gli occhi altrui.
600Ei ti lusingherá forse con liscia