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iii - il vespro | 129 |
e le aurette agitando, il tardo sonno
inviterai a fomentar con l’ali
la nascente salute? Ahi no; tu lascia
lascia che il vulgo di si tenui cure
135le brevi anime ingombri; e d’un sol atto
rendi l’amico tuo felice a pieno.
Sai che fra gli ozi del mattino illustri,
del gabinetto al tripode sedendo,
grand’arbitro del bello, oggi creasti
140gli eccellenti nell’arte. Onor cotanto
basti a darti ragion su le lor menti
e su l’opre di loro. Util ciascuno
a qualch’uso ti fia. Da te mandato,
con acuto epigramma il tuo poeta
145la mentita virtú trafigger puote
d’una bella ostinata: e l’elegante
tuo dipintor può con lavoro egregio
tutti dell’amicizia, onde ti vanti,
compendiar gli ufici in breve carta;
150o se tu vuoi che semplice vi splenda
di nuda maestade il tuo gran nome;
o se in antica lapide imitata
inciso il brami; o se in trofeo sublime
accumulate a te mirar vi piace
155le domestiche insegne, indi un bone
rampicar furibondo, e quindi l’ale
spiegar l’augel che i fulmini ministra,
qua timpani e vessilli e lance e spade,
e lá scettri e collane e manti e velli
160cascanti argutamente. Ora ti vaglia
questa carta, o signor, serbata all’uopo;
or fia tempo d’usarne. Esca e con essa
del caro amico tuo voli a le porte
alcun de’ nunci tuoi; quivi deponga
165la tessera beata; e fugga; e torni
ratto sull’orme tue, pietoso eroe,