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poesie piacevoli 53


     M’ho io dunque a beccar sempre il cervello
sopra qualche sguaiato soggettacelo,
che, innanzi che l’onor ch’io gli procaccio,
     merteria di remar sopra un vascello?
          Eccoti, Apollo mio, la tua ghirlanda!
Io te ne incaco ch’ella sia immortale,
poiché frutto nessun non mi tramanda.
     Almen ci fosse ancor qualche cotale
de’ prischi eroi! Ma qual ragion comanda
d’ingrandir co’ miei versi uno animale,
 un sciocco, uno stivale
che s’acconventi? ovvero una.
che per colpa de’ padri il mondo lascia,
 e d’un velo si fascia,
e, giunta in munister, po’ po’ in quel fondo
fa forse peggio che non fece al mondo?
 Ah, l’uno e l’altro pondo
mi sia strappato via con le tanaglie,
piuttosto che lodar queste canaglie!
 Un asino che raglie
sia ben degno cantor di quella gente
che a chi canta per lor non dan mai niente.

LXXXVI

     Si vivi pur cosí, . . . . . . vecchia,
con questi tuoi . . . . . . sciocchi.
Si, nelle scelleraggini, si, invecchia,
     ove tu fai cotenna e ti balocchi.
     Mi poss’esser tagliato via un’orecchia,
e cavati di testa ambedue gli occhi,
se gelosia mi punge o mi morsecchia
     o mi trapassa il cor con degli stocchi.
     Mi vergogno del ben che t’ho voluto,
e, s’io ne sento una favilla in petto,
poss’io essere un gran . . . . . .   . . . . . .