Pagina:Parini, Giuseppe – Poesie, Vol. I, 1929 – BEIC 1889888.djvu/66

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60 alcune poesie di ripano eupilino


     40Io non mi curo molto di studiare,
perché mi dicon che chi studia troppo
va a ristio di morire o d’impazzare.
     Io, che vi corro, come di galoppo;
verso la casa di monna Pazzia,
45per Dio che vi cadrei senz’altro intoppo.
     E poi perché volete ch’io mi dia
allo studiar, ch’or non si stima un’acca,
e sol si stima la poltroneria?
     E dappoi che la nuca ti si stracca
50in sur i libri, infine a capo d’anno
tu fai l’avanzo che facea ’l Cibacca.
     Togliamoci, signor, da questo inganno
di volere studiar fino alla morte,
e mandiamogli i libri al lor malanno.
     55Oggi co’ libri non si fa piú sorte;
non è piú ’l tempo che Berta filava;
e le genti dabbene sono morte.
     Non è piú ’l tempo che si regalava
di scudacci lampanti e di fiorini
60un sonettuzzo che finisse in «ava».
     Adesso se ne van sbrici e meschini
involti dentro a un piccolo tabarro
i poeti ch’un tempo eran divini:
     e forz’è che uno spirito bizzarro
65si pasca sol di fumo, e invano aspetti
di pigliare la lepre con il carro.
     Oh sieno delle volte benedetti
piú di millanta color ch’hanno il mondo
dentro a’ loro preteriti perfetti!
     70E fra questi voi siete, il mio giocondo
signor curato, il quale non avete
adesso d’altri un bisognino al mondo;
     e vi godete la vostra quiete,
e mangiate, e beete, e poi dormite,
75quando 11’avete voglia, e che potete.