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62 | alcune poesie di ripano eupilino |
E forse monterete in sulla bica
ch’io v’assordi con questi noncovelle,
e direte: — Oh che ’l ciel ti maladica! —
115Ma, poter della luna e delle stelle!
chi cercherebbe di tenere a segno
un cervel ch’abbia in capo le girelle?
Orsú, frenate un micolin lo sdegno,
e lasciate ch’io empia questo vano
120ch’io non v’aggiungo, semi dessi un regno.
Se vedeste il signor prete . . . . . .
il quale sta a. . . . . . ed è mio zio,
fategli da mia parte un baciamano.
E ditegli ch’io son vivo ancor io,
125e ch’e’ farebbe il meglio a ricordarsi
alcuna volta un po’ del fatto mio;
e ch’ei farebbe bene a dimostrarsi
che non sol di parole ei m’è parente:
ma e’ dirá che i tempi sono scarsi,
130E intanto che mi cade nella mente,
vi raccomando ancor quel vanerello
dell’Antognin che si fará valente.
Egli è un ragazzo virtuoso e bello;
ma s’ho a dirla propio spiattellata,
135egli è un po’ leggerino di cervello.
Bisogna fargli una buona lavata;
ch’io vi prometto da quell’uom che sono
che non gli sará mica una sassata.
Egli ha portato giú dal cielo in dono
140un grande ingegno, e se ’l coltiverá,
certo ch’ei si fará molto piú buono.
Convien dirgli che s’e’ non studierá
la logica, sportel d’ogni scienza,
ch’egli non saprá mai quel che dirá:
145e s’e’ non pianterá buona semenza,
che delle frutta ne ricorrá poche,
come gl’insegnerá la sperienza.