Pagina:Parini, Giuseppe – Poesie, Vol. I, 1929 – BEIC 1889888.djvu/71

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capitoli 65


     Mi si potrebbe risponder ch’io posso,
se pure ho di morir pensier veruno,
innanzi tratto trarmeli di dosso:
     ma cotesto non m’entra in conto alcuno;
65perch’i’ sono un cotale innocentino
che non vorre’ scandolezzar nessuno.
     Ci sarebbe un segreto pellegrino;
cioè ch’i’ mi cacciassi un palo dreto;
ma questo è un morir da saracino:
     70oltrecché mi parrebbe un po’ indiscreto
quel non poter mai piú per quella via
trarre un sospir che somigliasse a un peto.
     Un altro bel secreto ci saria
che mi potrebbe tórre d’ogn’impaccio;
75e l’abbruciarmi credo che ciò sia:
     s’e’ non fosse che qualche ignorantaccio
sarebbe, che direbbe che quel foco
fusse in pena di qualche peccataccio.
     Ma questa cosa monterebbe poco,
80ché. se di fummo ci fusse un po’ meno,
non ti so dir se sarebbe un bel giuoco.
     E quantunque alcun dica che ’l veleno
sia la piú bella morte che si faccia,
né anche questa mi contenta appieno.
     85E la ragion, perch’ella mi dispiaccia,
è che par che tu sii morto perduto;
tanto diforme ti rende la faccia.
     Perché ’l vederti nero divenuto,
e gonfio, agli occhi reca tanta noia
90che si vorrebbe piuttosto esser muto.
     Or tu, che se’ staggito giá per boia,
Manzoni, vorre’ mo’ che mi dicessi
qualche bel modo di tirar le cuoia,
     ma qualche modo che non mi spiacessi;
95e se fusse possibil cosa ancora
che a chi l’adopra mal non gli facessi.