Pagina:Parini, Giuseppe – Poesie, Vol. II, 1929 – BEIC 1890705.djvu/114

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108 cicalate in versi


100e dopo due o tre giorni
alla casa di lui drizza il cammino;
picchia; gli s’apre: ecco la moglie; ei corre
per abbracciarla; ed ecco
che la moglie ingannata,
105credendolo il marito, a lui s’avventa
come una gatta, e lo graffia e lo addenta,
e dice:—Ahi manigoldo!
Dunque si presto a casa
tu torni senza un soldo?
110E un secolo ti pare
lo star tre di lontan dal focolare?
E non sai, animale,
sol per un mese lasciare il grembiale? —
Il povero folletto
115a tanta ira e dispetto
fu per ispiritar dalla paura.
Ei non credea si brutto
il diavolo siccome si dipinge:
ma dissimula e finge;
120alfin fattosi cuore,
cava fuori una borsa piena d’oro,
e con un bel sorriso
falla sonare alla moglier sul viso.
Oh gran virtú di quel raro metallo!
125La moglie, del suo fallo
pentita, piú non grida;
ma il bacia e lo accarezza e dentro il guida,
fra sé dicendo: — Io posso esser contenta:
alfine ho guadagnato
130de’ danari in buon dato;
e ancor soprammercato
un ventisette giorni di marito. —
Ad una bella e lieta moglie unito
pensate se il folletto
135ora la sguazza e nuota nel diletto,