Pagina:Parini, Giuseppe – Poesie, Vol. II, 1929 – BEIC 1890705.djvu/117

Da Wikisource.

ii - i ciarlatani 111


un altro si gagliardo;
e condanna il secondo di bugiardo,
210giá prima di vederlo.
Tace il giudice; bada ai fatti suoi;
e rivolto a quell’altro, dice:—A voi! —
E l’altro, tutto gaio,
come se andasse a bere un paio d’uova,
215s’accosta al sasso; e si mette alla prova.
Ed ecco, oh meraviglia!
con gran stupor di tutta la canaglia,
leggiadramente con due dita sole
alza quel bocconcin di lapislazzulo,
220come se fosse appunto
verbigrazia una piuma od una paglia:
e il popol, persuaso
che quel primo sia stato lo impostore,
fa un sordo mormorio;
225e si riman con un palmo di naso.
Tace il giudice ancora;
e seco si consiglia;
e lascia un po’ cessar la meraviglia.
Non osa piú zittire
230la plebe scimunita;
e del giudice aspetta la sentenza.
Ei finalmente cosí prese a dire:
— Cedere all’apparenza
si tosto non conviene. Tuttaddue
235moveste la colonna, onde il giudizio
sarebbe incerto ancora.
Ma forze naturali
non arrivano a quel che tu hai fatto:
sei creda il popol matto.
240lo sentenzio che ’l primo è il vero sposo.
La tua è un’illusione.
E tu se’ certo un diavolo o un stregone. —
Ciò disse appena, e il genio menzognero
scomparve in un baleno,