Pagina:Parini, Giuseppe – Poesie, Vol. II, 1929 – BEIC 1890705.djvu/120

Da Wikisource.

III

IL LAURO

Apollo passeggiò
l’altr’ier per una via,
e il suo lauro mirò
appeso per insegna all’osteria.
5Allor lo dio canoro
diede affatto ne’ lumi;
stracciossi i capei d’oro;
e poi gridò cosí:
— Oh secolo! oh costumi!
10Chi fu quel mascalzone
che por le mie corone
in si vii loco ardi?
Deh perché or non è qui!
ch’io’l farei diventar Marsia o Pitone.—
15Udí queste bravate il buon Sileno,
che di dentro, giocando
co’ suoi fauni, e trincando,
faceva il verno rio parer sereno.
Però, tremando
20e barcollando,
con occhi ove ad ognora
mista col vin scoppietta l’allegria,
usci dell’osteria,
e disse al Sol, che bestemmiava ancora:
25— O figlio di Latona,
o di Cinzia fratello,