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III

NEL DÍ DI SAN BERNARDINO SANESE

[20 maggio.]

     Sorgi, novella aurora, e il crin componi
oltre l’usato de’ piú vaghi fiori,
che in quest’alma stagione a noi tu doni.
     Mira che il sol non osa spuntar fuori
5aneli’ei de l’oceán col carro ardente,
però ch’ei teme de’ suoi propri onori.
     Andran vostre bellezze inferme e spente
dinanzi al nome di colui che il mondo
salvò dall’ira del crudel serpente,
     10A quel gran nome inchinasi ’l giocondo
albergo de’ beati, a quel gran nome
il suol s’inchina e il Tartaro profondo.
     Ma tu, celeste Musa, or dimmi come
sparse gli onor del nome santo intorno
15il fraticel che in cielo orna le chiome
     d’eterni raggi, ed a cui sacro è il giorno
ventesimo del mese che il sol mostra
di Leda favolosa il doppio scorno.
     A lui s’aperse la materna chiostra
20il di ch’è festo al gran natal di lei
che diede al mondo la salute nostra.
     A che de gli avi suoi canto i trofei,
o di te, patria sua, che dotta e altera
degl’itali delizia a ragion sei?