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VI
LO STUDIO
Satira.
Un di costor che per non esser sciocchi
su’ libri stan colla sparuta faccia
logorandosi ognor cervello ed occhi,
spesso mi dice: — Amico, ornai ti piaccia
5dirmi ’l perché, se cosí folto è ’l mondo,
poco è lo stuol che i dolci studi abbraccia?
Ha forse in questa etade a gire al fondo
il letterario onor, che ’l vulgo indotto
tien lontan da un ingegno alto e fecondo? —
10Io gli rispondo allora: — Esser si ghiotto
di libri non si vuol; ché piú sovente
il gran libro del mondo altrui fa dotto.
Leva le luci ornai consunte e spente;
pon sul naso gli occhiali; e intorno guata,
15guata che fa la sconsigliata gente.
Parti che tra costor che all’impazzata
seguono i crocchi e l’oziose tresche
trovar debba il saper stanza adagiata?
Oppur tra quei che de’ clienti all’esche
20uccellan solo; e, se non fa a lor modo,
anco al buon Giustinian dán delle pesche?
Oppur con quelli che tra ’l piscio e ’l brodo,
interpreti a rovescio d’Ipocrasso,
alla fortuna lor fissano il chiodo?
25Sai chi sta ben con essi? Il babbuasso:
ma un ingegno immortai dal loro albergo
ah lontano, per dio, rivolga il passo! —