Pagina:Parini, Giuseppe – Poesie, Vol. II, 1929 – BEIC 1890705.djvu/164

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158 versi sciolti


     20Che, se vaghezza di mirar ti prende
le fervid’opre, che ’l cammin dell’onde
aprono altrui, e moto danno al sangue
onde vivono i regni, al buon Commercio,
che de la Copia è amico, i rozzi abeti
25vedrai perder la scorza, e varia forma
prender navale, e di sicuro armarsi
bitume intorno. Udrai gemer la prima
volta le antenne; e le candide vele
non peranco da salso umor bagnate,
30vergini aprir la prima volta il seno
ai zefiri del lito. Né l’ardente
desio d’antichitá fia che inquieti
lo tuo cor pago: i marmi, i simulacri
dedicati al valor ne’ fòri augusti
35ti fien pascol giocondo: i freddi sassi
imprimerai di baci ove stan chiuse
le ceneri de’ gran cigni dell’Adria,
i cui be’ nomi nel profondo limo
11fiume alto del Tempo non assorbe,
40ma galleggianti in sul dorso li porta
nell’oceán d’Eternitá lá dove
va rapido torrente a metter foce.
     Ma, se mi lice or teco il core aperto
mostrar com’io facea, non io t’invidio
45(e sia pur qual tu vuoi grande il piacere)
coteste maraviglie. In cor soltanto
alto fise mi stan le due bell’alme
che del sangue ottobono e del zuliano
or fan solo una coppia: amabil coppia
50onde vano è lodar gli aviti pregi,
però che tutti in sé gli accoglie; e tutti
può tramandarli nell’amata prole.
E ben beato è chi degli avi illustri
mira le immagin pinte; e in lor, siccome
55in speglio veritier, trova se stesso.