Pagina:Parini, Giuseppe – Poesie, Vol. II, 1929 – BEIC 1890705.djvu/166

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160 versi sciolti


troppo l’un sposo e l’altro; e su vi sparge,
temprati da Ragion, Venere i cari
piacer dell’aureo cinto, onde la calda
95gioventude è pur vaga: ed infinita
serie nasce dappoi d’uomini. — O sposi
(questi dal labbro, onde Semplicitate
ministra le parole, amichi detti
scioglie la Fede), o sposi, or non v’incresca
100sentire il peso de’ miei lacci: e i santi
non isfuggite nuziali affetti.
     Giá nel terrestre paradiso i primi
padri non ne fur schivi: il nume istesso
alzò sua voce; e lor mostrò siccome
105colle amabili nozze di due spirti
fassi uno spirto; e di due cori un core.
     Allor prima quaggiuso Amor comparve,
ch’eterno è in cielo; allora i’ nacqui; e Imene
scosse la prima face. O qual destossi
110nel seno al padre de’viventi allora
inquieto fervor, che lui sospinse
a stringer primo la consorte al petto.
Né la viragin bella avaramente
la man ritenne; egual forza traea
115lei pure al dolce incanto: e oh voi meschini
se colei contrastava! Al secolo nostro
la bella gloria d’ambedue le stirpi
non discendea giammai per generoso
sangue sparso e magnanimo: né alcuna
120posteritá saria, che in voi scemamente
fidasse la sua verde speme. —
     Ma a noi, Giulio, non lice ancor piú a lungo
il piè fermar tra le festose soglie
ove alberga il Piacer. Vedi che intorno
125liev’ombre impazienti e disdegnose
s’aggirano a gli sposi: e in lor favella
li priegan pur, che non ritardin tanto
a lor di figli il nome e a sé di padri.