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II

PER UN’ACCADEMIA DI GEOGRAFIA

     Egli è pur ver ciò, che sul frontespizio
d’un tacuino del signor canonico
mio zio lessi una volta. Quivi dicesi
che a qualche cosa serve qualsivoglia
5cosa; e che questo detto sia verissimo
io l’ho sperimentato in me medesimo.
     Sapete vo’ i miei casi, o cortesissimi
signori miei? Oh! io sono un compendio
di maraviglie, vedete, un emporio
10di stravaganze. Ditemi di grazia:
— E a che credete voi che servir possano
le gotte, o sia quel mal che gotta artetica
chiamasi piú comunemente? — A vivere,—
risponderete voi, — sempre in continove
15doglie; a star li confitto in s’una seggiola
senza moversi mai. — Eh, perdonatemi,
che può servire a tutt’altro ne gli uomini
cotesto male. Egli m’è stato socio
fido ed amico nel corso di varii
20giorni, e di varie notti: e stato è causa
ch’io abbia fatto i lontani e lunghissimi
viaggi ch’io ho fatto. E come? a ridere
voi vi ponete, quasi fossen favole
quelle ch’io conto? Affé che quasi in collera
25voi montar mi fareste. Si, l’Italia
io l’ho veduta tutta, e la Germania
e il Portogallo e la Spagna e la Gallia,
e tutta Europa in somma. Anzi, che dicovi