Pagina:Parini, Giuseppe – Poesie, Vol. II, 1929 – BEIC 1890705.djvu/198

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192 versi sciolti


entra nel prato balzellando a guisa
100d’un leprotto su l’alba, che per anco
squittir non ode la sagace torma.
Né si tosto d’Eurilla i paurosi
lai di pietá lo saettar nel cuore,
che di lancio v’accorre, ed agramente
105garrendo il cane, col guinzaglio a viva
lena lo sferza si, che la vellata
coda serrando al ventre e guaiolando,
col muso basso gli s’atterra a’ piedi.
Poi con miglior sembiante alla smarrita
110angeletta si volge, e le disgrava
la molta angoscia con parole ornate
di si toccante cortesia, che fanno
lei palpitar d’insolita dolcezza.
Dopo ciò, Silvio, il pastorei, l’aiuta
115a radunar la piccioletta greggia
degli sconfitti alati; e promettendo
ristorarla di quei che trova manchi,
le sorride un «a Dio» con grazioso
tratto; e, rimesso al guinzaglio Licisca,
120piglia le mosse lento, a somiglianza
d’uomo, che lasci una cosa diletta.
Eurilla, tra pudica e desiosa,
gli affigge in volto i grandi occhi azzurrini,
e avvivando le rose, ond’ha fiorenti
125di bella vita le verginee gote,
del servigio gli fa timide grazie.
A pena Silvio usci della sua vista,
anch’ella si rimise in su l’angusto
tortuoso sentier, che riuscia
130alla sua capannella; ed ivi giunta
fil per filo ritrae l’istorietta
alla madre, atteggiando le parole
con verginal semplicitá. La notte
che venne dietro, con assai diletto