Pagina:Parini, Giuseppe – Poesie, Vol. II, 1929 – BEIC 1890705.djvu/20

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14 opere drammatiche


e a la ninfa tuo bene

del fausto annuncio apportator qui viene.
Ascanio. Ah, cara madre!... dimmi...
Dunque vicina è l’ora?...
Ma chi sa, s’ella m’ami?
Venere.   Ella ti adora.
Ascanio. Se mai piú non mi vide!
Venere.   A lei son note
le tue sembianze.
Ascanio.   E come?
Venere. Amor, per cenno mio,
ordí nobile inganno.
Ascanio.   E che mai fece?
Venere. Volge il quart’anno omai,
che de la ninfa a lato
Amor veglia in tua vece. Ei le tue forme
veste a punto qual te. Tali le gote,
tai le labbra e le luci, e tai le chiome,
tali il suon de le voci. A punto come
l’una all’altra colomba
del mio carro somiglia,
tale Amor ti somiglia.
Ascanio.   E quale, o dea,
presso all’amata ninfa
è l’ufficio d’Amore?
Venere.   In sonno a lei
misto tra’ lievi sogni appare ognora.
Te stesso a lei dipigne: e tal ne ingombra
la giovinetta mente,
che te, vegliando ancora,
la vaga fantasia sempre ha presente.
Ascanio. Che leggiadro prodigio
tu mi sveli, o gran dea! Ma che piú tardo
Voliam dunque a la ninfa. A’ piedi suoi
giurar vo’ la mia fé...
Venere.   Solo tu devi