Pagina:Parini, Giuseppe – Poesie, Vol. II, 1929 – BEIC 1890705.djvu/200

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194 versi sciolti


e assiduo all’opre, che son frutti e lode
d’industria pastoral. Ma finalmente
di feconda virtú la primavera
commovendo le piante e gli animali,
175li rifigliò all’amore. E giá svernava
i suoi gaudii la selva; e per le grasse
pasture cambattea seco medesmo
il salace torel, cui la giovenca
l’ampie nari levando rimuggia
180gli agognati connubi; e il pecoraio
nella valle. .............1
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che saltando scotevano di dosso
la lunga ignavia dell’iberne stalle.
Anche a Silvio ed Eurilla allor fu dato
185insieme ritrovarsi e favellare
ciò che loro incontrasse. Una mattina,
presso al tempo in cui vede il montanaro
alla pianura dileguar le nebbie,
che assise qua e lá sembrano laghi,
190i due pastor su le recenti erbette
riposavan del prato; oneste cose
novellando e guardandosi a dilungo,
spesso dipinti di letizia, e spesso
della melanconia, che dolcemente
195sospirava nel cuor, timido ancora
a dir la vampa dell’occulto affetto,
quando Silvio distrinse alla fanciulla
adorata la mano, ella con voce
che intera a’ denti non sonò, profferse
200al giovinetto la cara parola
che gli amanti conforta; e il giovinetto
la ripetè commosso. Taciturni

  1. A questo luogo il manoscritto per le molte cancellature non è leggibile tranne le parole: «mirava», «verga», «pecorelle». [Nota del primo editore .]