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o illustre figlio del tantaleo Atreo;
se non che in grembo all’acque
d’Asia ne venne un pastorei ardito,
che ’l tuo nume condusse a stranio lito.
25Allor di Grecia mille navi armate
con instancabil corso
premere a Teti il dorso...
Taci, Musa, che di’? forse conviene
che in Europa non piú sorgano Elène?
30Per noi le laudi alzate
d’altr’Elena vogl’io, di quell’antica
e piú bella, e piú saggia, e piú pudica.
Non le stridenti súbite quadrighe,
né i muscolosi ed unti
35atleti stretto aggiunti
Pindaro avria locati oltra le spere,
se costei fosse giunta al suo pensiere.
Ma ben chi la disbrighe
da’ legami del tempo Italia or doni,
40e per opra di vati in ciel la poni.
Né sola lei, ma in un con lei lo sposo
alma vaga d’onore;
che d’ogni suo maggiore
con ale ad ogni impresa ardita preste
45in sé l’opere alberga e ognor tien deste.
Entro al dolce amoroso
laccio vivete pur, alme onorate,
ed Adria lieta e tutt’Ausonia fate.
Che ti giova, o Soranzo, onore antico
50di porpore e di spade
certo non vili o rade,
or che Imeneo colle tue glorie questa
d’ogni gloria maggiore Elena innesta?
Costei, né falso i’ dico,
53costei quel fa dell’altre glorie belle
che ’l sol fa in ciel delle minute stelle.