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II

NELLA FESTA DI SANT’AMBROGIO

[1752?]

O d’Insubria superba alta reina,
che da’ tuoi figli hai gloria e lor la imparti,
ben gir di te medesma altera e balda,
ben ti vegg’io, poiché le nobil’arti
5e i sacri studi e l’alta e pellegrina
fama dell’opre tue si chiara e salda,
ogni cantor d’un bel foco riscalda.
Ma chi, veggendo il puro e largo fonte,
dará nome al suo rio, che d’alto caggia?
10Chi, mentre il sol tutto in bel cerchio irraggia,
suoi vaghi effetti innalzeralli a fronte?
Non io tue lodi conte
farò; ma di colui, che in te sol spande
quanto, Milan, se’ bella oppur se’ grande.
15Folle chi primo un nero spirto immondo
bestemmiando chiamò genio del loco:
e i patri muri e i dolci amati campi
a lui diè in guardia e ’l famigliar suo foco.
Hanno i celesti sol cura del mondo:
20essi fan che virtude in terra stampi
sue lucid’orme: e Lui che di sé gli ampi
abissi ingombra, in loro man la cura
dell’uom commise; e in lor custodia ei diede
qual piú si piacque a lui terrena sede:
25però s’ognor piú bella e piú secura
e di luce piú pura,