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ii - nella festa di sant'ambrogio 203


o madre inclita mia, ognor ti fregi,
ben dèi saper cui tu debbi i tuoi pregi.
Chi fu che i tuoi pensieri a Dio rivolse
30onde ogni ben deriva, e a le tue preci
e a’ tuoi culti diè norma e nome ancora?
Ambrosio ei fu, che i latin riti e i greci
e i tuoi puranco in un bel nodo accolse,
onde l’ordin tuo sacro alto s’onora;
35e dal ciel sopra te trae grazie ognora,
sicché per lui ne’ tuo’ fòri e ne’ tempi
tu sovr’ogni altra terra il capo estolli,
emulatrice de’ romulei colli.
Ei te dagli esecrandi e stolti esempi
40forte purgò degli empi,
quale il vigil cultor sterpa anco acerbe
le infelici dal campo inutili erbe.
Né, poiché del gran Padre in ciel lo spirto,
sciolto del nostro fral, giunse al suo meglio,
45ei t’obliò; ch’anzi i tuoi crudi affanni
mirò pietoso nell’eterno speglio;
e ratto ei corse; e ’l sanguinoso ed irto
tuo crin ritolse ai barbari tiranni:
e d’implacabil’ire acceso, ai danni
50scese de’ tuoi nimici. Ecco il re gallo
tuo traditor, ch’a Malaspina il nome
diè con sua morte, ancor alza le chiome
per cui passò la fatai punta, ond’hallo
punito ei del suo fallo,
55il di, che gli mostrò in si chiare note
che le minacce sue non tornan vuote.
Conrado, e tu, qual gelo allor ti corse
a ricercar tutte le vene e Possa
e ad agghiacciarti ’l seno, allor che in alto
60scorgesti Ambrosio con mirabil possa
brandir suo ferro? Di tua vita in forse
ben fosti il di ch’ai suo celeste assalto