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XXI

IL TEMPO

Ode libera.

Invido veglio, che di verde e forte
vecchiezza carco e di gran falce armato,
Tempo, che sul creato
stendi l’ale tacenti, e mentre al corso
5te stesso incalzi e fuggi,
ti rinnovi mai sempre e ti distruggi:
lá ne’ secoli eterni, entro le fosche
voragini del caos, ove la folta
e varia schiera de’ possibil tutti
10giacea confusa, e in suo silenzio il cenno
stava aspettando de la man divina;
tu nel torbito mar de V infinito
al volo ancor non uso,
nuotavi in sen d’eternitá rinchiuso:
15quando, a la voce del sovran motore,
dal letargo lunghissimo e profondo
si destar resistenze, e de l’abisso
romoreggiár dal fondo
le scure immensurabili caverne.
20Fuggirò a quel romor l’ombre ritrose,
abbandonando la quiete antica;
e mentre al buio del nascente mondo
l’alma luce scopria la bianca faccia,
gian brancolando de la notte in traccia.