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234 odi


dal suo fallir giá domo,
e mezzo divenisti a l’infelice
sol d’affanni, di stento e di fatica;
100e a farti piú terribile e piú forte,
ti chiamasti compagna anco la Morte.
Indarno allora da le tue ferite
le genti sbigottite
cercar sottrarsi, e radunarsi insieme;
105scavar le fosse, sollevar le mura,
fabbricar le cittá, dettar le leggi,
onde l’etá futura
il social concerto
mantenesse infrangibile ed eterno:
110andár sossopra i regni al rovinoso
de’secoli torrente; e l’uomo, ahi stolto!
secondò involontario il tuo disegno;
e in cruda guerra armato
accelerò il suo fato, e giacque oppresso
115piú dal proprio furor che da te stesso.
De l’universo ne l’immensa faccia
di quattro monarchie surse a le stelle
l’alta mole orgogliosa.
Tu con occhio d’invidia e di minaccia
120torbido la guatasti;
e il perso e il greco ed il romano e tutto
il furor de’ barbarici trioni
stimolasti a l’assalto e a la ruina.
Crollò sui piè malferma, e rovesciosse:
125tremò l’Europa con le due sorelle;
e a quel tremar si scosse
l’America divisa, e si compiacque,
che occulta ancor giacea,
in remoto confine,
130d’ambizion superba a le rapine.
Ma non andar fastoso
di tue conquiste, o Tempo.