Pagina:Parini, Giuseppe – Poesie, Vol. II, 1929 – BEIC 1890705.djvu/248

Da Wikisource.


II

IN MORTE DEL CANONICO GIAN FRANCESCO GUENZI

[I753-]

     È questo il freddo avel, questa è la lira?
Ahi! rivolgendo qui l’umido e basso
ciglio, quinci a la lira e quindi al sasso,
l’orba e dolente Poesia sospira.
    Udisti, o Morte, il dolce suon che dira
tigre molcer poteva, a’ fiumi il passo
fermar, mover gli scogli; e pure, ahi lasso!
ahi, tanto avesti il secol nostro in ira?
     Or che vale, o crudel, ch’uomo s’affidi
nel poter de’ suoi carmi, e ch’ei sia accolto
fra i sacri ingegni ed a Minerva fidi?
     Ecco tu, che con torvo ed egual volto
e l’erbe vili e i piú bei fior succidi,
ecco, infino il buon Guenzi oggi n’hai tolto.

III

PER UN NUOVO CARDINALE

[1753?]

     Plauso e contento in ogni via congiunto
sempre sui passi tuoi venne, o signore;
e dell’alta tua mente e del tuo core
godette i doni e celebrò in un punto.
    Or che tu vieni al degno grado assunto,
il giubilo comun fassi maggiore;
né crede del tuo merto e del tuo onore
lo stadio glorioso ancor consunto.
     Vanne; e ci nutrí di piú bella speme,
tra i sacri padri, del nuov’ostro cinto,
emulatore ed emulato insieme:
     e mentre il mondo è a coltivare accinto
giusto desir che ha tua virtú per seme,
vada oggi il nostro giubilo distinto.