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sonetti 243


IV

PER LA PROMOZIONE AL CARDINALATO

DI MONS. FABRIZIO SERBELLONI

[1753-]

     E puote or la mia vista incerta ed egra
nel seno entrar de la futura etate?
Che, Serbellon, vegg’io? Chi di si grate,
benché remote pompe il cor m’allegra?
    Di quant’òr ti vegg’io dentro a la negra
ombra de gli anni alteramente ornate
le illustri chiome! E quante, oh Dio, prostrate
manda genti al tuo piè la terra integra?
     E a tal gloria ti scorge il raro e solo
pregio di tue virtú, che ’l secol nostro
fan sopra gli altri ornai gir alto a volo?
     Dunque del novo tuo si lucid’ostro
canti altri pur; ch’io consecrar vo’solo
a’ tuoi futuri onor carmi ed inchiostro.

V

PER L’ARCIVESCOVO POZZOBONELLI

[1754.]

     Com’ombra il sol ch’oltre al meriggio varca,
segue i tuoi passi la mia Musa, o dolce
signor, onde mia speme ornai si folce
degl’infortuni miei timida e carca.
    Giá dove il Lambro con sua chiara e parca
onda le rive mormorando addolce;
or qui t’ammira ove il bell’Adda molce
i cor con Tacque che dall’urna scarca.
     Ma ovunque il piè instancabile ti regge,
di cotanta virtú Torme tue stampi
ch’ai desio di lodarti in me son legge;
     e m’abbaglian, ahi troppo! i chiari lampi
della fiamma, onde tu per lo tuo gregge,
sollecito pastore, ognor piú avvampi.