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sonetti 249


XVI

3.

     O nell’uopo maggior di nostra etade
le veci eletto a sostener di Cristo,
ecco Religion che al piè ti cade,
lacera il manto e ’l ciglio umido e tristo.
    Ah! contro lei quai velenose spade
di saggi ingannator vibrarsi ho visto?
quanti suoi figli, per obblique strade
rapiti, fúr di Stige indegno acquisto?
     Tu l’affida e sostieni: al destro fianco
manna ti piova salutar, che un giorno
ristori de’ suoi figli il drappel stanco;
     e ’l ciel tonando orribilmente intorno,
la folgore ti strida al Iato manco,
pronta sugli empi a recar danno e scorno.

XVII

PER LA CANTANTE CATERINA GABRIELLI

[1753.]

I.

     Chi non sa come dietro a un bel concento
un’anima rapita in cielo ascende,
venga ad udir costei, la qual contende
ogni armonico pregio al firmamento.
    Fermo sull’ale sta librato il vento
qualor ella col canto i petti accende,
e ognun maravigliando da lei pende,
de le angeliche voci al suono intento.
     L’alta dolcezza in sulle labbra accolta
Amor la sugge quattro volte e sei,
poiché la lingua in dolci note ha sciolta.
     Calata giú dal regno degli dèi
cosa infin sembra, e qualunq’uom l’ascolta
dice: — Beato chi può udir costei! —