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252 sonetti


XXII

PER LA COMETA DEL 1759

I.

     Questa che or vedi, Elpin, crinita stella
splender repente nel sereno cielo,
questa garzon vid’io, cui ’l primo pelo
velava il mento nell’etá piú bella.
    Oh come allor vid’io la miserella
pastoral turba rimaner di gelo,
de l’astro irato paventando il telo
e lo sdegno, onde gli empi il ciel flagella!
     Ma i due saggi gridar Iella e Nisisca:
— Felici, o figli, che il bel lume avrete
quando di novo il suo cammin compisca!
     L’odio, il mentir, l’aviditá temete
e il folle amor che gli uman petti invisca,
e impavidi il novello astro vedrete.

XXIII

2.

     Impavidi il novello astro vedrete
tornar su l’orizzonte, o giovinetti,
che da l’ultime sue lontane mète
fia che al ciel vostro il bel cammino affretti.
    Come guidar per calli or torti or retti
suole il saggio nocchiere il curvo abete,
tale il sommo Motore avvien che detti
legge alle invano orribili comete.
     Or presso al sol tra i violenti ardori
le accoglie, or guida in mezzo al verno algente
a provare i non noti a noi rigori. —
     Ma la colpa odiar l’astro innocente
fece quasi feral segno ai pastori,
la colpa d’ogni mal segno e sorgente.