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sonetti 253


XXIV

PER LA STESSA COMETA

     Face orribil, se è ver che in ciel ti accendi
ministra all’uom d’atri infortuni e duri,
tu se’ che il padre mio or mi contendi
e l’altra unica speme, empia! mi furi.
    Ah tu, che i giorni miei candidi e puri
vedi mutati in tristi, o cor, m’intendi:
che i neri spettri vedi e i tristi auguri
fra i nati dai mio duol pensieri orrendi.
     Péra chi ’l crudel astro unqua ha predetto,
péra chi l’aspettò; che al suo venire
sentii per doppia via squarciarmi il petto.
     Ma, folle! perché ad altri volger l’ire,
s’io stesso, io, dono ognor piú truce aspetto
al cupo immaginar, al mio martire?

XXV

PER LA NASCITA DEL PRIMOGENITO

di Alberico Barbiano di Beigioioso e Anna Ricciarda d’Este [1760].

Anacreontica

     Bambin cresci; e t’assomiglia
a la madre e al genitore,
che sul labbro e sulle ciglia
han le Grazie ed hanno Amore.
    Co’ grand’avi ti consiglia,
e le vie batti d’onore;
e a la dotta umil famiglia
sia sostegno il tuo favore.
     Pensa un di, che al tuo natale
il febeo coro cantò
pronto a renderti immortale;
     ch’io, allor giá spento, a’bei
prati elisi narrerò
i compiuti auguri miei.