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254 sonetti


XXVI

IN LODE DEL PADRE ANTONIO MARIA NEGRI

quaresirealista a Santa Felicita di Firenze nel 1761.

     Oh crudi affetti che d’intorno al core
sempre mi siete, e fate orrido scempio,
la voce udite, che minaccia l’empio,
e lo richiama dal suo lungo errore.
    E, se ragion non vai, vaglia il terrore,
vaglia il fervido zel, vaglia l’esempio
di quel ch’ora, tonando, in mezzo al tempio
guerra vi move intrepid’oratore.
     Ahimè! quando fia mai, che l’alma, accesa
d’amor celeste, alfin cangi sue tempre,
e cerchi incontro a voi schermo e difesa?
     Quando fia che il cuor duro alfin si stempre
in pianto, e s’alzi a piú lodata impresa?
S’oggi noi fa, pianger dovrá per sempre.

XXVII

PER LA CANTANTE ANNA ANGIOLI NI (?)

[Non anteriore al 1764.]

     Quell’io che giá con lungo amaro carme
Amor derisi e il suo regno potente,
e tutta osai chiamar l’itala gente
col mio ríso maligno ad ascoltarme,
    or sento anch’io sotto a le indomit’arme,
tra la folla del popolo imminente,
dietro a le rote del gran carro lente
dall’offeso tiranno strascinarme.
     Ognun, per osservar l’infame multa,
preme, urta e grida al suo propinquo: — È quei! —
e il beffator comun beffa ed insulta.
     Io, scornato, abbassando gli occhi rei,
seguo il mio fato; e il fier nemico esulta.
Imparate a deridere gli dèi!