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sonetti | 255 |
XXVIII
AL CARDINALE GIUSEPPE POZZOBONELLI
arcivescovo di Milano, in occasione della presentazione alla chiesa metropolitana
di alcuni schiavi insubri riscattati dai MM. RR. Padri Trinitari Scalzi [1764].
I.
Finor di Babilonia in riva ai fiumi
lungi da te sedemmo, almo pastore;
ma tra ’l pianto che a noi scendea dai lumi
tornavano a Sion la mente e il core.
Le sagre cetre, in pria dolci e canore,
pendean tacite intorno ai salci e ai dumi;
ché, devote al Dio vero, avean orrore
di risonar davanti ai falsi numi.
Ma di redenzione il tempo in vano
non attendemmo: a noi giá si prepara
la pasqua desiata appo il Giordano.
Rotta è, Israel, tua servitude amara;
t’inchina e stendi la disciolta mano
al sommo sacerdote, al tempio, all’ara.
XXIX
2.
Queste incallite man, queste carni arse
d’Affrica al sol, questi piè rosi e stanchi
da servii ferro, questi ignudi fianchi
donde sangue e sudor lungo si sparse,
toccano al fin la patria terra; apparse
sovr’essi un raggio di pietade, e franchi
mostransi ai figli, a le consorti, ai bianchi
padri ch’oggi lor duol senton calmarse.
O dolce patria! o sante leggi! o sacri
riti! Noi vi piagnemmo a le meschite
empie d’intorno e ai barbari lavacri.
Salvate or voi queste cadenti vite;
voi questi spirti estenuati e macri
col sangue del divin agno nodrite.