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sonetti | 259 |
XXXVI
CONTRO L’ABATE CASTI
[1768.]
Un prete brutto, vecchio e puzzolente,
dal mal francese tutto quanto guasto,
e che, per bizzarria dell’accidente,
dal nome del casato è detto casto;
che scrive de’ racconti in cui si sente
dell’infame Aretin tutto l’impasto,
ed un poema sporco e impertinente
contro al monarca d’un impero vasto;
che dappoi che senz’ugola è rimaso,
a tutto il mondo legge quel suo testo,
oscenamente parlando col naso;
e che, leggendo, e negli occhi e nel gesto
mostra e nel volto di lussuria invaso,
un satiro maligno e disonesto;
si, questo mostro, questo,
è la delizia de’ terrestri numi.
O che razza di tempi e di costumi!
XXXVII
PER DONNA GIOSEFFA LUCINI PASSALACQUA
che si fa monaca nel monastero di Santa Margherita in Como
[1768.]
I.
Nave che sciogli cosí ardita e franca
in questa che ti par si facil’onda,
pensa che il mar, che sotto a te s’imbianca,
delle sue sirti e de’ suoi scogli abonda.