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sonetti 263


XLIII

PER LA FESTA DI SAN GIOVANNI BATTISTA

celebrata in Busto Arsizio il 29 agosto 1770.

     Chiese l’empia donzella; e giá scorrea
del giusto il sangue; e d’ira e di pietate
. la terra fra le viscere fremea
e rimembrava ancor l’antico frate.
    Misera terra! Ahi l’esecranda etate
qual nel suo seno ordiva opra piú rea!
ahi di qual sangue fra le genti ingrate
cotesto sangue annunziator scendea!
     Lá pel deserto, u’ giá s’udia la voce,
alto ululavan gli angioli che furo
presenti all’acque onde fu sparso il Verbo.
     Né piagnean l’empia donna o il re superbo;
ma te, Giudea, vicina al fato atroce
per cui tremáro i poli e il sol fu oscuro.

XLIV

PER LA SOPPRESSIONE DEI GESUITI

[1773.]

     L’arbor fatale che di rami annosi
tanta parte del ciel coperta avea;
l’arbor che, impuro asii d’augei schifosi,
atra e mortai d’intorno ombra spandea;
    l’arbor che pregne di veleni ascosi
ma lusinghiere poma altrui porgea;
l’arbor sotto del qual lieti riposi
prender sicura l’Empietá solea;
     pur cadde alfin! Dell’aspra doglia insano
il re d’Averno con immonde trame
tentò impedir la sua rovina invano.
     Bello il veder con pronte accese brame
l’aline Virtudi e il gran pastor romano
i lor colpi alternar sul tronco infame!