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sonetti 267


LI

PER LA STESSA OCCASIONE

[17S2.]

     Varca il pastore delle umane genti
l’erto sentier delle montagne alpine;
spirano in van per lui contrari venti
daH’agghiacciato aquilonar confine.
    Spirto del cielo, che aH’umane menti
dá lume, e vibra al cuor fiamme divine,
salvo il conduce, e seco pur presenti
son della chiesa il dritto e le dottrine.
     Ad Augusto egli corre; a ciglio a ciglio
seco di favellar mostra desio,
per dar calma di Piero al buon naviglio.
     Deh non opporti, o grande Augusto, a Pio;
ché opporsi mai non deve al padre il figlio,
né l’impero del mondo a quel di Dio.

LII

A VITTORIO ALFIERI

[1783.]

     Tanta giá di coturni, altero ingegno,
sopra l’italo Pindo orma tu stampi,
ch’andrai, se non ti vince o lode o sdegno,
lungi dell’arte a spaziar fra i campi.
    Come dal cupo, ove gli affetti han regno,
trái del vero e del grande accesi lampi,
e le póste a’ tuoi colpi anime segno
pien d’inusato ardir scuoti ed avvampi!
     Perché del genio tuo sublime ai passi
ostano i carmi? e dove il pensier tuona
non risponde la voce amica e franca?
     Osa, contendi! e di tua man vedrassi
cinger l’Italia ornai quella corona
che al suo crin glorioso unica manca.