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sonetti 269


LV

2.

     Teseo, Osiri, Giason, Bacco ed Alcide
scorrer la terra e il mare, anime ardenti,
e portar guerra agli uomini nocenti
e al debole apprestar le braccia fide,
    e poner leggi, e condur l’arti, e guide
far de la copia il suolo e l’onda e i venti,
e offrir se stessi a stabilir le genti,
la prisca etá meravigliando vide.
     Ben de’ lor fatti la beltá decora
contaminò finger profano e stolto,
onde il vulgo s’inganna e il vero ignora:
     ma chi dotto all’etá scoprir sa il volto,
in quelli eroi mille virtudi onora,
che poi Cesare solo ha in sé raccolto.

LVI

IN OCCASIONE DELLA SPERATA PRESENZA DELL’IMPERATORE

GIUSEPPE II ALLA MASCHERATA DEI FACCHINI

[1784.]

     Al lor che in terra ebbe soggiorno Astrea
e un nome sol fu re, padre e pastore,
spesso dinanzi al placido signore
l’innocente scherzar popol solea;
    e fra i liberi giochi alto esprimea
l’anima paga e l’esultante core;
e nel gaudio cornuti sparso al di fuore
la propria lode il reggitor vedea.
     O tu che, intento a rinnovar nel mondo
d’ogni prisca virtú l’esempio altero,
degni lo sguardo a noi volger secondo;
     se da gli scherzi nostri entri al pensiero,
vedrai come ogni cor lieto e giocondo
senta il favor del tuo paterno impero.