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sonetti 271


LIX

PER CECILIA RENIER TRON

veneziana [1787].

     Grato scarpel, su questo marmo incidi
il fausto di, quando a’ miei lari apparse
colei che, diva de gli adriaci lidi,
chiara fama di sé nel mondo sparse.
    Scrivi qual di virtú, di grazie io vidi,
d’ingegno, di saper luce spiegarse,
e quanta in me di puri sensi e fidi
súbita fiamma inestinguibil arse.
     Scrivi che, se da gli occhi miei fu pronta
gli alti pregi a rapir, pur mi consola
dolce speranza che al partir mi diede.
     Ma se poi le promesse il vento invola
d’Adria pel mar, taci i miei danni; e l’onta
non eternar de la mancata fede.

LX

PER LA VESTIZIONE DI ROSA OLDANI

nel monastero della Beata Vergine Assunta di Vigevano [1787].

I.

     Dove, o pura colomba, affretti il volo
sopra la terra desolata? Vedi
qual diluvio quaggiú sceso dal polo
ogni spiaggia, ogni monte occupi e predi.
    Atro fango e rovina e squallor solo
tutti assorbe i refugi. Ahi! dove credi
sul d’ogni parte maculato suolo
ornai salva posar tuoi casti piedi?
     Ecco l’arca, ecco l’arca! Ella il rapace
flutto non teme e la procella oscura;
e il segno intorno a sé spiega di pace.
     Volgi al grembo di lei, volgi secura
l’ali, o pura colomba. Ivi al ciel piace
a piú lieta serbarti alta ventura.