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22 opere drammatiche


che giá infamia e spavento

fu de’ boschi aventini,
e periglio funesto a noi vicini.
Coro. Venga de’ sommi eroi,
venga il crescente onor.
Piú non s’involi a noi:
qui lo incateni Amor.
Aceste. Oh mia gloria, oh mia cura, oh amato pegno (rivolto a Silvia)
de la stirpe d’Alcide, oh Silvia mia!
Oggi sposa sarai. Oggi d’Ascanio
il conforto sarai, l’amor, la speme:
ambi di questo suolo
la delizia e il piacer sarete insieme.
Per la gioia in questo seno
l’alma, oh Dio! balzar mi sento.
All’eccesso del contento
no, resistere non sa.
Silvia cara, amici miei,
se con me felici siete,
ah venite, dividete
il piacer che in cor mi sta.
Silvia. (Misera! che farò?) Narrami, Aceste,
onde sai tutto ciò?
Aceste. La dea me ’l disse.
Silvia. Quando?
Aceste. Non bene ancora
si tignevan le rose
de la passata aurora.
Silvia. E che t’impose?
Aceste. D’avvertirne te stessa,
d’avvertirne i pastori: e poi disparve,
versando dal bel crin divini odori.
Silvia. (Ah! che far piú non so. Taccio?... mi scopro?...)
Aceste. (Ma la ninfa si turba...
Numi! che sará mai?...)
Silvia. (No, che non lice