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274 | sonetti |
LXV
PEL RITRATTO DI MARIA BEATRICE D’ESTE
scolpito da Giuseppe Franchi [1789].
1. — Parla la figlia Teresa duchessa d’Aosta.
Ben ti conosco al venerando aspetto
ai tratti egregi onde sorprendi e bei,
augusta madre mia, che fosti e sei
somma del mio pensier gloria e diletto.
Ma dove i baci, ove il soave al petto
stringermi e il suon dell’alma voce e i bei
detti e i consigli, che guidáro i miei
primi sensi e desiri al vero e al retto?
ove il continuo folgorar potente
de’ grandi esempi, che rendean si presto
l’animo a gir sull’orma tua lucente?
Ah vaneggiai! Subitamente desto
dall’arte, il cor fe’ lusingar la mente.
Madre, sei lungi: e un falso marmo è questo.
LXVI
2. — Risposta della madre.
Questa, che le mie forme eterne rende
e a cui con grato error volgi le ciglia,
opra gentil, sia pegno eterno, o figlia,
dell’amor che per te saldo m’accende.
E se il tuo cor, che si felice apprende,
non piú la voce mia regge o consiglia,
non ti doler; poiché ardimento ei piglia
dal tuo senno maturo, e in alto ascende.
Che se al colmo di gloria andar tu vuoi,
lungi da me che breve corso adempio,
avrai nobil cimento ai voli tuoi;
tale il ciel ti donò splendido esempio,
in questa ove tu sei reggia d’eroi,
d’ogni eccelsa virtude asilo e tempio.